La disciplina prevista dalla delibera di ARERA ha un’applicazione diversa per le famiglie e per chi invece è titolare di “utenze non domestiche”, quindi imprese e attività commerciali. Per le famiglie si vuole anticipare il Bonus Tari 2020 introdotto dalla legge di conversione del Decreto Fiscale 2020 e non ancora attivo, ma la scelta spetta ai Comuni. In questo caso, il requisito da prendere in considerazione è l’ISEE. Il discorso è diverso per le imprese. L’elemento discriminante è come è avvenuta la chiusura delle attività a causa del Covid-19. Se è stata obbligatoria, allora lo sconto sulla Tari deve obbligatoriamente essere applicato dal Comune. Se, invece, l’azienda ha chiuso spontaneamente, lo sconto è facoltativo, e dipende anche dalla capacità di documentare l’effettiva riduzione di produzione di rifiuti. In entrambi i casi i Comuni devono valutare i giorni di chiusura dell’attività.

Il 5 maggio l’ARERA ha pubblicato la delibera con cui regolamenta il Bonus Tari 2020 per famiglie. L’Authority lascia parecchia autonomia decisionale ai Comuni.  Il parametro da rispettare in caso di applicazione sarà l’ISEE pari a 8.265 euro, che è lo stesso limite con cui si applicano i bonus sociali. Vengono dunque considerate “utenze domestiche disagiate” anche le famiglie con i seguenti requisiti:

famiglie con almeno 4 figli a carico e ISEE non superiore a 20.000 euro;

nucleo titolare di reddito o pensione di cittadinanza;

nei casi di grave malattia, per cui la vita del soggetto dipende dall’uso di apparecchiature mediche alimentate con l’energia elettrica.

Bonus Tari 2020: i requisiti per le imprese

Il principio applicato alle imprese per ottenere lo sconto sulla Tari invece è “chi inquina paga”.

I modi di procedere sono due:

per le aziende che sono state costrette a chiudere, indicate in modo esemplificativo e non esaustivo nell’allegato A della delibera, il bonus Tari 2020 verrà applicato sulla quota variabile della tariffa;

le attività che hanno chiuso spontaneamente invece devono affidarsi alla decisione del Comune: lo sconto è quindi facoltativo.

In entrambi i casi, i Comuni dovranno tenere conto del periodo di sospensione dell’attività, ovvero i giorni di chiusura.

Cosa succede alle aziende in smart working?

I proprietari delle attività che hanno scelto di chiudere e continuare a lavorare in smart working per fare domanda per il Bonus Tari 2020 dovranno essere in grado di documentare la riduzione della produzione di rifiuti, come stabilisce la delibera ARERA al punto 2.2:

I fattori di correzione a favore delle utenze di cui al comma 2.1 possono essere applicati dal gestore in seguito a presentazione di apposita istanza da parte dell’utente non domestico che attesti, ai sensi del d.P.R. 445/00, e documenti l’effettiva riduzione dei quantitativi di rifiuti prodotti a seguito di sospensione temporanea dell’attività per l’emergenza legata al diffondersi del virus COVID-19”.